domenica 4 maggio 2008

Ana = anoressia



Cibo: dal 2003 in Italia una risorsa di cui privarsi. Le ragazze seguaci di Pro – Ana ce lo raccontano
Ana = anoressia. La dea delle ragazze anoressiche attrae nella sua trappola
Le adepte del sito criminale, Pro- Ana, vittime di una moda lugubre della magrezza a tutti i costi

“Ciò che mi nutre mi distrugge”: questo è il motto latino che scandisce l’ingresso nelle pagine web dedicate alle adepte di ANA (Anoressia).
Ana, dea dei corpi anoressici, è il nome dato dalle ragazze anoressiche all’anoressia. “Mi occuperò di diminuire il tuo apporto calorico”, “ Ti spronerò al limite” sono solo pochi dei tanti dettami prescritti da lei, che esaltano la dea Ana non come una malattia, piuttosto come una scelta consapevole di un ideale di magrezza assoluta al quale ispirarsi.
Eppure le affilliate dei gruppi Pro – Ana non accettano di essere considerate anoressiche, distratte dal loro unico obbiettivo: la liberazione dalla dipendenza da cibo.
Il movimento nacque negli Stati uniti, ma in Italia fu importato dal 2003, segno inequivocabile di un’aderenza delle ragazze italiane a modelli televisivi e del condizionamento più o meno nascosto dei media. I consigli del sito mirano alla trasmissione di consigli utili a liberarsi dalla “carne”.
Con estenuanti esercizi fisici, il sudore che acceca i loro occhi, le adepte di Ana evocano le più cruente immagini delle torture dell’Inferno dantesco, mentre realizzano un mondo virtuale della perfezione. Responsabili di questa opera criminale sono le riviste di moda, che non cessano la propaganda criminale di corpi ideali. “ Quello che dice la bilancia è la cosa più importante, “Non sarai mai troppo magra”, “Credo nella perfezione, e mi sforzo per ottenerla” “Credo nella bilancia come indicatore dei miei successi e fallimenti quotidiani”
A giudicare dai suoi comandamenti, si deduce che le ragazze di Ana abbiano pochi obiettivi nella vita e un rispetto nullo verso se stesse, se un oggetto come la bilancia riesce a condizionarne la mente al punto da reciderne la gioia di vivere.
Che la misura della vostra bellezza, ragazze, sia data non dalla vostra forma fisica, ma da un sorriso spontaneo e da una solida personalità.


Muriglio M. Giuseppa

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